La calvizie

Storia e classificazione

Nella Bibbia (Giudici, 16) ritroviamo il brano in cui Sansone perde la sua immensa forza (l’equivalente di una evirazione) perché Dalila, mentre egli dorme, gli rasa i capelli dopo aver appreso dallo stesso Sansone che il suo straordinario vigore deriva proprio dalla sua lunga e folta capigliatura.
I capelli hanno sempre avuto una grande importanza a livello storico e simbolico in virtù dei molteplici riferimenti alla forza, energia, fertilità e virilità essi racchiusi.
Giulio Cesare utilizzava una corona di alloro per minimizzare la sua calvizie, mentre l’imperatore Adriano utilizzava una folta parrucca per nascondere quella che veniva considerata una grave deformità.

Secondo alcune fonti i Giudei di Maccabeo scalpavano i nemici ben prima dei pellirosse americani, i quali asportavano lo scalpo ai nemici credendo che Manitù portasse in cielo i guerrieri uccisi afferrandoli per i capelli.
Nel Medioevo le streghe, prima di essere giustiziate, venivano rasate perché si riteneva che nei loro capelli fosse racchiusa la potenza malefica.
Durante la seconda guerra mondiale le donne accusate di essere meretrici o di collaborare con il nemico venivano rasate

Ai giorni nostri, con  il tempo che scorre sempre più velocemente, tutti noi conosciamo l’importanza che l’aspetto esteriore ha nella comunicazione  e nel rapporto con gli altri: la progressiva caduta di capelli e l’insorgenza della calvizie può  determinare una diminuzione dell’autostima e una difficoltà nei rapporti interpersonali, molto spesso con l’altro sesso; ad essa viene associata l’idea di un prematuro invecchiamento con conseguente insicurezza nell’inserimento sociale.
Tornare in possesso della propria capigliatura permette quindi di ritrovare l’equilibrio psico-fisico, la fiducia in sé stessi e la sicurezza nei rapporti con gli altri.

La calvizie o alopecia androgenetica (detta anche Ippocratica o comune), colpisce oltre l’80% degli uomini ed è determinata dall’azione dell’ormone sessuale maschile (testosterone) sulle cellule dei bulbi piliferi: in presenza di recettori specifici l’ormone può “legarsi” alla cellula e danneggiarla progressivamente, fino all’atrofia.
Il processo è caratterizzato da un aumento di caduta dei capelli, dal loro assottigliamento e dalla ricrescita sempre più stentata, fino a determinare zone più o meno ampie di calvizie.

L’età di insorgenza nell’uomo è quella intorno ai 18 anni, anche se esistono forme di calvizie tardive che si manifestano dopo i 30 anni.
Lo schema più utilizzato per classificare la calvizie maschile è quello di Norwood, che la suddivide in 7 classi.

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Nella donna la calvizie si manifesta soprattutto in età post-menopausale e negli ultimi anni si è assistito ad un aumento della sua incidenza.
La calvizie femminile viene classificata da Ludwig in 3 classi.

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Poichè la calvizie è un processo progressivo ed il più delle volte inarrestabile, può essere trattata in maniera definitiva soltanto dall’autotrapianto di capelli.

Storia dell’autotrapianto di capelli

  • Primi anni dell’800: il medico milanese Giuseppe Baronio (allievo di Spallanzani) effettua i primi trapianti di pelle e peli negli animali descrivendoli nel suo trattato “Degli Innesti Animali” del 1804.

 

 

  • 1939: il medico giapponese Okuda pubblica per la prima volta su una rivista scientifica la tecnica di trapianto di isole di cute con capelli in zone calve;
  • 1952: il dermatologo americano di origini austriache Orentreich enuncia la legge della cosiddetta “dominanza della zona donatrice”, avendo notato che i capelli prelevati dalla regione occipitale e trapiantati in una zona calva, una volta cresciuti non cadono più. Nasce il moderno trapianto di capelli.
  • 1982: Nordstrom e M. Marritt pubblicano un lavoro scientifico in cui dimostrano che gli innesti di Orentreich, responsabili dell’antiestetico “effetto bambola” possono essere suddivisi in innesti più piccoli, con un aspetto molto più naturale dell’autotrapianto.

 

 

 

  • Da questo momento si assiste ad una continua evoluzione della tecnica chirurgica fino ad arrivare all’autotrapianto monobulbare, in cui i bulbi vengono trapiantati uno ad uno per ottenere il massimo grado di naturalità.

 

Autotrapianto con Tecnica FUE

Questa è la tecnica al momento più diffusa: i bulbi vengono estratti dal cuoio capelluto (preventivamente rasato) mediante micro-bisturi circolari del diametro di 0,6 millimetri, senza effettuare alcuna incisione, in anestesia locale.

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La zona di prelievo guarisce nell’arco di 7-12 giorni e non sono praticamente visibili cicatrici.

Durante l’intervento si estraggono in media circa 2.500 innesti (contenenti ciascuno da 1 a 3 bulbi) che vengono poi trapiantati in micro-incisioni effettuate nella zona calva.

La ricrescita nella zona trapiantata inizierà dopo circa 3 mesi, e si protrae per ulteriori 4 mesi.

Per calvizie molto estese si eseguono interventi più lunghi, con estrazione e trapianto di 3.000 – 3.500 innesti.

Autotrapianto con Tecnica FUT

Il prelievo viene eseguito in anestesia locale asportando una striscia di cuoio capelluto dalla regione occipitale, che viene poi suturata.

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L’équipe provvede a dividere la striscia in innesti contenenti da 1 a 3 bulbi.

Gli innesti vengono poi trapiantati in incisioni effettuate nella zona calva.

I punti di sutura vengono rimossi dopo 10-12 giorni.

La ricrescita nella zona trapiantata inizia dopo circa 3 mesi e si protrae per ulteriori 4 mesi.

Nella zona di prelievo residua una cicatrice lineare.